Si legge in 14 minuti

Uno dei giocatori più iconici e amati del calcio italiano e della Juventus è senz’altro Alessandro Del Piero: l’attaccante soprannominato “Pinturicchio” dall’avvocato Giovanni Agnelli poiché le sue reti fuori dal normale erano dei veri e propri quadri agli occhi dell’imprenditore. A questa caratteristica l’attaccante affiancava un’ottima capacità di dribbling ed una eleganza non comune oltre ad uno spiccato senso del gol e un tempismo perfetto negli inserimenti. In quest’articolo racconteremo la storia del giocatore che da Conegliano ha conquistato l’Italia, l’Europa ed il mondo.

Alessandro Del Piero

– La parrocchia, i primi calci e il Padova

Alessandro Del Piero nasce a Conegliano (in provincia di Treviso) e cresce a Saccon insieme a sua sorella adottiva ed il fratello Stefano, suo futuro procuratore. Il giocatore inizia a dare i primi calci al pallone nella parrocchia del suo paese per poi continuare a mettere in luce le sue qualità con la San Vendemiano giocando da attaccante, nonostante sua madre preferisse per lui il ruolo di portiere.

L’estro di Del Piero viene subito notato dal sacerdote della parrocchia (anche presidente della squadra) che ne parla ad alcuni dirigenti del Calcio Padova. Nonostante l’iniziale scetticismo intorno al ragazzo da parte degli osservatori, il giocatore viene acquistato dalla società patavina ed esordisce il 15 Marzo 1992, all’età di diciassette anni. Con la società biancoscudata le cose vanno discretamente: il giovane riesce a racimolare quattordici presenze in Serie B ed un gol per poi passare, nell’estate del 1993, alla Juventus grazie all’influenza di Giampiero Boniperti che lo vuole fortemente.

– Il passaggio alla “Vecchia signora”

Del Piero arriva a Torino per cinque miliardi di lire, firma così il suo primo contratto da professionista e realizza così il sogno di giocare nella squadra che ha sempre tifato sin da bambino. Inizialmente viene inserito nell’organico della primavera bianco-nera, formazione con la quale conquisterà il campionato ed il torneo di Viareggio del 1994. Nel frattempo, nonostante l’attaccante non faccia parte in pianta stabile della prima squadra riesce ad esordire nel massimo campionato italiano ed il suo primo gol in Serie A arriva contro la Reggiana il 18 Settembre 1993 mentre per quello in Coppa Uefa bisognerà aspettare la rete ai danni del CSKA Sofia realizzata l’anno successivo.

La chiave di volta per Del Piero è data da due eventi: la fantastica prestazione sugellata da una tripletta ai danni del Parma il 20 marzo 1994 e il gol alla Fiorentina che consegnerà la vittoria ai bianco-neri per 3-2. I tre gol gli consentiranno di giocare con più continuità e di essere considerato a tutti gli effetti uno dei titolari, complice il serio infortunio di Roberto Baggio, mentre la stupenda rete ai viola rappresenterà l’ascesa dell’attaccante.

La stagione 1995-1996 è il vero e proprio trampolino di lancio per il giocatore veneto: per motivi economici e di età, la società decide di vendere Roberto Baggio al Milan e di affidare la riuscita del progetto Juventus all’attaccante ventenne.

La decisione della dirigenza scatenerà non poche critiche sia da parte dei tifosi che della stampa poiché per loro il calciatore è troppo giovane e manca di esperienza per vedersi affidato un ruolo chiave nelle sorti della squadra. Critiche che vengono subito smontate: la squadra torinese nello stesso anno vince Champions League ai rigori con l’Ajax e Supercoppa Italiana contro il Parma con Del Piero che segnerà cinque gol nelle prime cinque partite europee (alcuni di questi leggendari, come il tiro a giro, suo marchio di fabbrica, contro il Borussia Dortmund) e fornirà l’assist vincente a Vialli contro i crociati.

La stupenda stagione di Del Piero gli vale un meritatissimo quarto posto nella graduatoria di assegnazione del Pallone d’oro a soli vent’anni.

Del Piero e Filippo Inzaghi
Del Piero e Filippo Inzaghi, coppia d’attacco della Juventus 1997-98

– Trofei e perle di Del Piero con la Juventus

Nella stagione 1996-1997 l’attaccante si conferma una pedina fondamentale per lo scacchiere juventino: con un gol Del Piero mette la firma sulla vittoria contro il Manchester United (nessuna squadra italiana aveva mai vinto all’Old Trafford) e segna la rete della vittoria sul River Plate in finale di Coppa Intercontinentale. La squadra torinese conquista così l’accesso alla finale di Supercoppa Europea, composta da andata e ritorno, dove il giocatore veneto fa ammirare a tutti il suo estro mettendo a segno due reti e due assist per poi alzare al cielo la sua terza coppa intercontinentale in pochi mesi.

Nonostante uno strappo muscolare alla coscia sinistra lo tenga lontano dal campo di gioco per circa due mesi, il giocatore (subentrato dalla panchina nella finale di Champions poi persa contro il Borussia Dortmund con risultato 3-1) gonfia la rete per la quindicesima volta in stagione non con un gol qualsiasi ma con uno dei gesti più belli e poetici che si possono ammirare nel calcio: il colpo di tacco. Purtroppo una simile magia non basterà per battere i tedeschi ma lo farà entrare ancora di più nel cuore dei tifosi delle “Zebre” e contribuirà a renderlo il miglior marcatore della rosa bianco-nera vincitrice dello scudetto.

L’anno successivo il giocatore veneto continua a spingere con il piede sull’acceleratore e vince quasi subito la Supercoppa Italiana 1997/98 e segna, a spese del Manchester United (sì, ancora loro), il quarto gol più veloce nella storia della Champions League dopo solo venti secondi e dodici centesimi guadagnandosi la seconda nomination per il Pallone d’oro. In seguito Alex Del Piero riesce a superare Michel Platini per quanto concerne al numero di gol in Champions e conquista il posto di capocannoniere della Juventus nella competizione europea.

Alessandro Del Piero in pressing su Laudrup
Alessandro Del Piero in pressing su Laudrup

Purtroppo l’avventura europea si conclude con un’altra sconfitta, ancora in finale, con il Real Madrid antagonista che porta il trofeo a casa vincendo 1-0. Malgrado la brutta delusione il veneto, anche grazie al partner d’attacco Filippo Inzaghi, si conferma ancora decisivo in campionato dove segna ventuno gol (tra cui quello fondamentale contro gli acerrimi rivali dell’Inter) chiudendo l’annata come miglior calciatore italiano.

– L’infortunio e la rinascita

La stagione 1998-1999 di Del Piero inizia in sordina, un gol alla Lazio in Supercoppa Italiana non basta alla Juventus per vincere il trofeo e i postumi dell’infortunio subito propria in quella partita rendono Del Piero poco reattivo e in continuo affanno in tutta la fase iniziale del campionato. Ciò nonostante il 20 Settembre del 1998 gli viene affidata la fascia di capitano, un traguardo prestigioso e ambito da qualsiasi giocatore.

Quando tutto sembrava andare per il verso giusto accade però un imprevisto: Del Piero si fa male nel tentativo di battere a rete contro l’Udinese al novantaduesimo minuto. Il giocatore accusa una grave lesione al legamento crociato anteriore e posteriore sinistro, un infortunio subdolo e delicato che lo terrà fuori per circa nove mesi ma che ne condizionerà la carriera per molto più tempo. L’otto novembre 1998 ha inizio un calvario.

Al suo ritorno troverà in panchina Carlo Ancelotti e nonostante un campionato non proprio ai massimi livelli, riesce comunque a segnare dodici gol e venti assist (miglior assist-man del campionato) in 34 presenze totali arricchendo la bacheca trofei con la Coppa Intertoto con la Juventus che diventa l’unica squadra in Europa a vincere tutte e sei le competizioni per club organizzate dalla UEFA.

Ronaldo e Alex Del Piero

– La perdita del padre e lo spartiacque

Del Piero sembra non essere più lo stesso dall’infortunio, il suo rendimento è contraddistinto da alti e bassi anche nella stagione 2000-2001 e tutto sembra aggravarsi definitivamente a causa di un grave lutto familiare: la perdita del padre Gino.

Tutti rimangono interdetti da tale evento e si aspettano un declino del giocatore ma quando l’attaccante veneto viene chiamato in causa dal tecnico bianconero per subentrare dalla panchina in Bari-Juventus riesce ad onorare al meglio la sua perdita segnando il gol della vittoria e poi lasciandosi andare alla commozione in ricordo del suo adorato papà dando vita ad una delle esultanze più commoventi mai viste sui campi da calcio, veramente da brividi. Si può certamente dire che questo momento rappresenterà lo spartiacque della carriera di Alessandro Del Piero.

– Gli scudetti da capitano e Calciopoli

L’anno successivo vede tornare sulla panchina bianconera Marcello Lippi, l’uomo che più di tutti ha creduto in Del Piero. Il ritorno dell’allenatore riaccende infatti la scintilla e la voglia di vincere nel giocatore che si riaggiudica definitivamente la fascia da capitano e, dopo ventuno reti siglate, vince il primo scudetto da capitano grazie alla clamorosa sconfitta dell’Inter vittima della Lazio.

L’attaccante sembra rinato: mette a segno dieci reti nelle prime sette partite della stagione 2002-2003 e arriva a quota cento gol in Serie A per poi trascinare i bianconeri alla finale di Champions League.

Quella del 2003 è una finale atipica: per la prima volta si sfidano due squadre italiane, la Juventus deve contendere la coppa al formidabile Milan di Shevchencko e compagni. La partita è una lotta costante e interminabile: sebbene ci siano grandi occasioni da entrambi le parti, la Juve sembra avere il controllo del match ma il risultato rimane fisso sullo zero a zero e, dopo i supplementari, si va ai calci di rigore. Si sa, i rigori sono una lotteria e sorprendentemente i rosso-neri la spuntano ponendo in essere la terza finale persa per Del Piero che si tiene come premio di consolazione lo scudetto.

Il giocatore conferma le sue prestazioni ad alti livelli anche nell’anno calcistico successivo (2003-2004) dove vince la quarta Supercoppa Italiana (questa volta vincendo ai rigori contro il Milan).

Nell’annata successiva, complice l’arrivo dello svedese Zlatan Ibrahimovic, Del Piero si vede relegato spesso in panchina dal tecnico Fabio Capello con il quale il rapporto non è mai sbocciato del tutto. Seppur con quest’inconveniente, “Pinturicchio” riesce lo stesso a realizzare diciassette reti.

Il 2006 sarà un anno agrodolce per l’attaccante: diventa il miglior cannoniere di sempre della Juventus, contribuisce alla cavalcata trionfale dell’Italia in Germania (segnando proprio contro i padroni di casa in semifinale) per poi conquistare il Mondiale con la selezione azzurra ma, nello stesso periodo, viene coinvolto nel caso “Calciopoli” insieme al suo club. La vicenda si concluderà con la squadra bianco-nera retrocessa in Serie B ed il conseguente abbandono della nave di molti campioni, gli unici a rimanere saranno proprio il capitano, Trezeguet, Nedved, Buffon e Camoranesi che daranno un grande segno di attaccamento alla maglia, gesto mai dimenticato dai tifosi.

– L’inferno della B, il ritorno in A ed i 300 gol da professionista

La B sarà una sfida non da poco per la “Vecchia signora” che partirà con diciassette punti di penalizzazione ed una rosa quasi del tutto ricomposta. L’ardua sfida non spaventa però Del Piero ed i suoi compagni che sono una vera e propria macchina inarrestabile desiderosa di tornare ai fasti di un tempo prima possibile: il club ottiene la matematica promozione in Serie A con tre giornate d’anticipo e Alex raggiunge il traguardo delle cinquecento presenze in bianco-nero.

La stagione del ritorno nel massimo campionato italiano è ricca di traguardi per il veneto: prima il Golden Foot (ai danni di Roberto Carlos e David Beckham) e poi il record di presenze in maglia Juventus oltre al titolo di capocannoniere. Quello stesso “Pinturicchio” anno trascina la Juventus al terzo posto in classifica conquistando così l’accesso alla Champions, palcoscenico rimasto orfano dei torinesi per circa due anni, per l’anno successivo.

È in questo contesto che avviene uno dei più bei momenti riguardanti Del Piero in assoluto: è il 5 Novembre 2008, la Juventus affronta il Real Madrid al Santiago Bernabeu. In tribuna c’è Maradona, gli spagnoli hanno una rosa non “galattica” ma quasi: in campo ci sono giocatori del calibro di Casillas, Ramos, Cannavaro, Sneijder, Higuain, Van Nistelrooy e tanti altri che però saranno nulla più di semplici comparse in quel match. Sì perché il protagonista che si prenderà del tutto la scena con due opere d’arte in movimento sarà proprio il giocatore soprannominato “Pinturicchio“: Alessandro Del Piero.

La doppietta del giocatore gli vale la vittoria e la standing ovation del Bernabeu, trattamento esclusivo ricevuto solo da un’élite di fenomeni come Ronaldinho e Andres Iniesta. L’italiano diventa così il primo giocatore di un club italiano a segnare due reti sul terreno soffice dello stadio spagnolo.

Non capita tutti i giorni che Davide, una squadra rimaneggiata quasi del tutto e di certo non al massimo del suo splendore come la Juventus in quel momento, batta Golia ma quando accade e soprattutto se accade grazie alle tue gesta ti fa sentire vivo, galvanizzato così tanto da concludere la stagione con 28 gol di cui venti in campionato. Il rendimento superlativo e la lealtà mostrata in campo conducono il giocatore veneto all’Oscar del calcio ed al Pallone d’argento come giocatore più corretto dell’anno 2008-2009 oltre al rispetto di tutti i tifosi, anche di quelli avversari.

Certo che Del Piero non invecchia veramente mai!

Diego Maradona

– L’ultima fiammata e l’addio alla Juventus

Purtroppo, nonostante l’investitura di uno dei più grandi campioni di sempre anche il giocatore veneto dovrà ben presto fare i conti con l’età: debutta nella stagione 2009/10 ma si infortuna di nuovo alla coscia sinistra e concluderà il girone d’andata senza segnare (prima volta nella sua storia con le zebre). Risolte le grane con gli infortuni e le panchine, segna due doppiette: una decisiva per il passaggio del turno di Coppa Italia ai danni del Napoli e la seconda che gli fa raggiungere le 300 segnature in carriera.

L’anno successivo comincia con una vecchia conoscenza di Del Piero al comando: Antonio Conte. Con l’esordio nel nuovo Juventus Stadium, l’attaccante può vantare di aver giocato in quattro degli impianti bianconeri (Stadio Comunale, Stadio delle Alpi, Stadio Olimpico di Torino e Juventus Stadium).

La società annuncia la partenza del veneto a fine anno e sembrano essere gli ultimi canti del cigno ma per la poesia, così come per l’arte, c’è sempre tempo: è l’11 Aprile 2012 e la Juventus che ha bisogno di vincere affronta una Lazio affamatissima di gloria con il risultato fisso sull’uno a uno e Marchetti che sembra impenetrabile. La svolta arriva nei minuti finali: il capitano subentra al posto di uno spento Mirko Vucinic voglioso di festeggiare le 700 presenze in maglia Juve ed al minuto 36 della ripresa il fato ci mette il suo zampino.

Viene assegnata una punizione centrale dai 27 metri ed il resto è storia: sul pallone ci sono Pirlo e Del Piero, il primo si lamenta con l’arbitro dicendo giustamente che la barriera è più vicino del previsto mentre il secondo parte e regala la vittoria decisiva per lo scudetto alla sua squadra con un tiro imparabile per il portiere bianco-celeste. È l’apoteosi: il guerriero, nonostante sia ferito, non depone le armi e, anzi, addirittura infligge il colpo di grazia all’avversario facendo esplodere di gioia tutto il mondo bianconero, dai compagni ai tifosi.

Nonostante quest’ultima gioia regalata a tutti gli amanti del calcio, arriva purtroppo il tempo degli addii: il 13 maggio 2012, nella partita contro l’Atalanta, Del Piero segna il suo 290° ed ultimo gol per poi salutare per sempre il club che l’ha visto crescere. Esce dal campo al minuto 57 in lacrime, consolato dai compagni e dall’ovazione dello stadio per poi continuare a salutare tutti con molti giri di campo facendo perdere addirittura importanza alla partita. A tal proposito la Juventus deciderà poi di dedicargli una maglia celebrativa.

Del Piero alla Juventus
Del Piero alla Juventus. Fonte: flickr.com, Autore: James Willamor [CC BY-SA 2.0]

– Capitolo nazionali

Il rapporto di Alex Del Piero con la selezione italiana è tra uno dei più controversi di sempre. Il giocatore esordisce con gli azzurri sotto la guida di Arrigo Sacchi all’età di venti anni il 25 marzo 1995 e segna il suo primo gol otto mesi dopo contro la Lituania. Viene convocato per Euro 1996 ma gioca solamente uno spezzone della partita inaugurale per poi lasciar il posto a Roberto Donadoni. Nonostante l’infortunio subito nella finale di Champions del ’98 e la forma precaria da esso derivante, viene convocato per il mondiale di Francia dove non incide se non con un solo assist.

Negli anni si susseguono gli allenatori sulla panchina italiana ma il giocatore sembra ridimensionato rispetto ai suoi standard: Del Piero sotto la guida di Zoff appare piuttosto spento e fornisce solo un altro assist mentre sotto quella di Trapattoni sembra trovare riscatto. Nelle qualificazioni al mondiale 2002 mette a segno cinque reti e si alterna con un altro fantasista: Francesco Totti. Durante la competizione mette a segno il gol decisivo per la qualificazione agli ottavi contro il Messico. Ripete i cinque gol anche nelle qualificazioni per Euro 2004 ma l’Italia non va oltre la fase a gironi della competizione.

Nel 2006 c’è però la svolta: Marcello Lippi, l’allenatore che ha rivitalizzato il coneglianese alla Juventus, siede sulla panchina della nazionale in veste di commissario tecnico. Anche nel mondiale di Germania Del Piero segnerà pochi gol ma pesanti come macigni: il gol contro i padroni di casa in semifinale ed il quarto rigore in finale contro la Francia per poi alzare al cielo la coppa che tutti sognano di vincere. In seguito, deluso dal minutaggio e dal ruolo in cui viene impiegato, chiede pubblicamente di essere convocato solo come attaccante e riesce a raggiungere i quarti dell’europeo 2008 per essere eliminato dai futuri campioni della Spagna. Dà l’addio contro la Georgia il 10 settembre 2008.

– La fine di una carriera vincente ed un nuovo inizio

Convinto di poter dare ancora qualcosa al Dio del calcio, il bambino ormai diventato grande decide di incamminarsi in un’avventura del tutto diversa dal percorso appena lasciato: il 5 Settembre 2012 firma con il Sydney FC. L’ambientamento non è facile e segnerà il primo gol solo nella stagione successiva, sempre su punizione.

Dopo alcune prestazioni non brillanti, anche a causa di problemi fisici, decide 28 aprile 2014 di concludere l’esperienza calcistica in Australia con 24 gol all’attivo e firma un contratto stagionale con la neonata Delhi Dynamos militante in Indian Super League dove segna il suo primo e unico gol il 9 Dicembre 2014 per poi terminare il campionato al quinto posto decidendo di intraprendere la via del ritiro, vista la mancata qualificazione ai play-off.

Termina così la carriera di uno dei più grandi campioni italiani di sempre, vincitore di sei scudetti, una Coppa Italia, quattro Supercoppe Italiane, una Champions League, una Coppa Internazionale, una Supercoppa UEFA, una Coppa Intertoto, una Serie B ed un mondiale nonché giocatore della Juventus con più presenze e reti (705 presenze e 290 reti).

Cos’altro si può aggiungere? Chiunque ami davvero il calcio non può che essere ammiratore di un artista come Alessandro Del Piero, il “Pinturicchio” del calcio italiano.