Andriy Shevchenko è una delle leggende del Milan, della Dinamo Kiev e del calcio mondiale. Detto “l’usignolo di Kiev” o, più semplicemente, “Sheva” era un attaccante completo in grado di trovare con una facilità impressionante la via del gol. Dotato di grande intelligenza nella sua carriera ha segnato in ogni modo: di destro, di sinistro, di testa e battendo punizioni e rigori. Un incubo per i difensori che se lo trovavano davanti poiché tecnicamente completo, veloce e potente. Tra club e nazionale ha disputato 832 presenze e messo a segno 402 reti, 48 delle quali con la nazionale che fanno di lui il miglior realizzatore nella storia dell’Ucraina.
– L’usignolo di Kiev e il colonnello
Andriy Shevchenko nasce il 29 settembre 1976 in un villaggio nei pressi di Kiev. In seguito all’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl è costretto ad allontanarsi da casa per diverso tempo assieme alla sua famiglia. Una volta tornato a casa si avvicina al mondo del calcio e, all’età di dieci anni, viene selezionato dagli osservatori della Dinamo Kiev. Alla Dinamo viene preso sotto l’ala protettiva da Valeriy Lobanovskyi detto il “colonnello”, ideatore del calcio scientifico e primo mister ad usare i computer. Esperienza fondamentale che forgerà l’attaccante come calciatore e come uomo.
– Sheva, la Dinamo ed il calcio scientifico
Il calcio scientifico di Lobanovskyi è una vera e propria rivoluzione per l’epoca, esso infatti prevede l’anteposizione del gruppo al singolo. È quest’ultimo ad esaltare il singolo calciatore e non il contrario, un concetto mai visto prima. Per poterlo attuare tutti i giocatori sono sottoposti ad una preparazione fisica rigidissima ma che darà grandi frutti, viene a cadere la concezione del ruolo (tutti devono attaccare e difendere) e tutta la squadra deve imparare mnemonicamente gli schemi da attuare poi in partita. Questa sarà la filosofia imposta dal “colonnello” al giovane Shevchenko che esordisce con la prima squadra nel 1994 e, nella stagione 1994/95, sarà il capocannoniere della Coppa d’Ucraina con sei reti.
Sheva segna gol a raffica e la sua crescita è esponenziale fino ad arrivare alla sera del 5 novembre 1997. La Dinamo Kiev schianta il Barcellona al Camp Nou con un punteggio di 0-4 e una tripletta messa a segno nei primi 45 minuti da parte dell’attaccante che non può più nascondersi con la Dinamo Kiev che inizia a stargli stretta. Nelle due stagioni successive l’attaccante continua a segnare, si laurea capocannoniere della Champions League e della Coppa d’Ucraina nel 1997/98 arrivando terzo nella graduatoria del Pallone d’oro nel 1999. L’usignolo è pronto a spiccare il volo.
– Dall’Ucraina alla Scala del calcio
Nel maggio del 1999 Shevchenko compie il grande salto diventando l’attaccante del Milan. Con il club rossonero resterà per sette stagioni in cui vincerà praticamente tutto. Sin da subito Sheva non sembra sentire la pressione che un calciatore potrebbe avere a quel livello ma, al contrario, più la partita si fa difficile più è decisivo.
Alla sua prima stagione col Milan è capocannoniere della Serie A con 24 reti ma i rossoneri non vincono nessun trofeo, una costante delle prime tre stagioni al Milan. L’ucraino segna 80 gol in 132 presenze ma non riuscirà a portare nessun trofeo nella bacheca milanista. Nelle stagioni 2001/02 e 2002/03 la media realizzativa dell’attaccante ucraino crolla ma aumenta il peso specifico dei suoi gol. Segna, infatti, solo 27 reti nelle due stagioni, molte delle quali risulteranno decisive per i trionfi rossoneri.
Il Milan conquisterà tre trofei: Coppa Italia, Champions League e Supercoppa Uefa con entrambe le finali europee decise da un gol dell’ucraino: in Champions segna il rigore decisivo per la vittoria contro la Juventus di Alessandro Del Piero mentre nella Supercoppa una sua rete affossa il Porto.
– Il tetto del mondo ed un lento declino
La stagione 2003/04 è l’apice della carriera di Sheva: l’attaccante torna a segnare con regolarità e grazie alle sue 24 reti dà un contributo fondamentale per lo scudetto del Milan. Vince la classifica cannonieri della Serie A per la seconda volta e, nell’agosto 2004, surclassa la Lazio in finale di Supercoppa italiana con una tripletta.
Al termine del 2004 arriva il premio individuale più importante di tutti: il Pallone d’oro. È il punto più alto della sua carriera, il coronamento di un percorso che lo ha visto essere decisivo in ogni finale giocata. L’anno seguente il Milan tornerà in finale di Champions League ma stavolta l’attaccante sarà decisivo in negativo. Ad Istanbul il Liverpool rimonterà tre gol di svantaggio e l’ucraino vedrà pararsi un tiro a colpo sicuro dal portiere avversario oltre a sbagliare il penalty decisivo ai rigori consegnando di fatto la coppa dalle grandi orecchie ai Reds, un’esperienza che segnerà per sempre il giocatore:
Qualche tempo fa la UEFA ha postato la parata che ha fatto Dudek su Instagram, io ancora adesso non riesco a guardarla. Quando vedo le immagini di quella partita cambio subito, butto via il telefono e dico ‘No basta!’.
Dopo quella finale Shevchenko non vincerà più nulla con i rosso-neri e, nel 2006, si trasferirà al Chelsea dove rimane solo per due stagioni senza lasciare mai il segno.
Nel 2008 torna al Milan e sarà parte del “Milan stellare”, insieme a compagni del calibro di Ronaldinho, Kaká, Pirlo e Beckham. Nella stagione successiva farà ritorno alla Dinamo Kiev dove giocherà le ultime tre stagioni da professionista per poi appendere gli scarpini al chiodo nel 2012 chiudendo così la sua storia da calciatore.
– Post carriera
Dopo l’europeo del 2016 che l’aveva visto nello staff tecnico dell’Ucraina prende il posto dell’allenatore diventando il nuovo commissario tecnico, il giusto coronamento ad una grande leggenda. Oltre ad allenare, nell’agosto 2018 si reinventa come opinionista per DAZN anche se sicuramente quando qualche nostalgico lo nominerà sarà difficile non ricordarlo come l’attaccante che dall’Ucraina ha conquistato l’Europa.